Ecco perché questo documento non prova che i immunizzazioni anti Covid siano «la causa dell’eccesso di morti»

Ecco perché questo documento non prova che i immunizzazioni anti Covid siano «la causa dell’eccesso di morti»


Dobbiamo parlare di un vecchio articolo “scientifico” australiano firmato da un certo dottor Wilson Sy. Pubblicato nell’ottobre 2023 dopo una revisione di sole due settimane su una rivista open access di scarso impatto. Avrebbe potuto perdersi in mezzo alle migliaia di altri lavori simili di scarsa attendibilità. Invece circola tutt’oggi su Facebook (per esempio qui e qui) e su YouTube, finendo per foraggiare la disinformazione No vax. Secondo l’autore infatti, i immunizzazioni Covid sarebbero collegati a un «eccesso di morti». Alla luce di quanto è emerso nei più ampi e rigorosi studi è come se parlassimo di fate e draghi. Vediamo comunque perché questo “studio” non può dimostrare una cosa simile.

Per chi ha fretta:

  • Un vecchio paper pubblicato su una rivista open access di scarso impatto dimostrarebbe un collegamento tra immunizzazioni Covid e un eccesso di morti in Australia.
  • In realtà confrontato le statistiche prima e dopo la distribuzione dei immunizzazioni è evidente che l’eccesso di morti è più probabilmente causato dalla pandemia.
  • Anche gli argomenti riguardo una maggiore longevità della Spike prodotta non trovano fondamento, risultano infatti vecchi e già smentiti.

Analisi

Tra le condivisioni più gettonate riguardo a questo presunto collegamento tra immunizzazioni Covid ed eccesso di morti c’è il canale YouTube AlmaPhysio di Gianluca Italiano, che risulta iscritto alla Federazione Nazionale Ordine Fisioterapisti Italiani. Ecco come gli utenti condividono la narrazione:

Uno studio scientifico australiano non ha alcun dubbio: l’eccesso di mortalità dalla fine del 2020 è dovuta ai c.d. immunizzazioni, non al covid. E adesso come la mettiamo?
Temo di saperlo… faranno sparire tutto, a cominciare da questo video. Potenza del dio.. 💰💰😡

immunizzazioni Covid ed eccesso di morti

Chi riporta i riferimenti allo “studio” su immunizzazioni Covid ed eccesso di morti generalmente lo fa con un link a ResearchGate, che però non risulta più funzionante (copia cache). Riguarda la versione preprint del settembre 2023, ovvero ancora in attesa di revisione paritaria da parte di esperti, la meglio nota peer review; tappa importante per arrivare alla pubblicazione su una rivista scientifica.

Con una ricerca più accurata siamo giunti a una versione pubblicata con licenza Creative Commons sulla rivista open access Medical & Clinical Research. Parliamo di una delle migliaia di riviste che popolano l’editoria delle riviste scientifiche a pagamento, spesso difficili da distinguere da quelle predatorie. Tra queste solo alcune emergono per autorevolezza. Un esempio virtuoso è Plos One. Ecco perché bisogna stare molto attenti: con questa iper-produzione di “studi” non è difficile trovare ricerche su qualsiasi cosa.

Schermata introduttiva dello studio australiano: vediamo che è stato riceduto il 15 settembre 2023 e accettato il 29 settembre dello stesso anno.

Come è stato svolto lo “studio” e con quali competenze

Entriamo ora nel merito dell’articolo in oggetto. Notiamo subito che è stato pubblicato dopo una presunta peer review di appena due settimane. Eppure stiamo parlando di un documento che svelerebbe come i immunizzazioni Covid siano mortali, smentendo studi clinici randomizzati e controllati di terza fase; le indagini in merito ai rari eventi avversi; le revisioni e analisi sistematiche.

Nonostante si faccia riferimento a uno studio condotto da «ricercatori dell’Investment Analytic Research australiano» (termine pomposo che però indica un Istituto di analisi degli investimenti), l’autore risulta essere solo il dottor Wilson Sy. Questo è uno degli aspetti che dovrebbero farci ridimensionare la portata del documento – oltre al fatto che l’autore è un economista -, come spiega nella sua analisi il collega Michelangelo Coltelli di Butac.

«L’autore dello studio è una singola persona, Wilson Sy – spiega Butac -, esperto appunto in analisi da investimenti. Se cerchiamo il suo profilo su Research Gate troviamo l’elenco delle sue specializzazioni: Monetary Policy; Applied Macroeconomics; Risk Measures; Investment; Macroeconomics; Monetary Economics. […] fino a gennaio 2020 ha scritto articoli (non studi) di economia e macroeconomia, poi dopo uno stop di due anni nel 2022 ha cominciato a pubblicare testi riguardanti la pandemia. Testi che pubblica senza alcun controllo, sempre firmandoli da solo, testi che sono chiaramente segnalati come pre-print, nessuno dei suoi cosiddetti studi ha passato una qualche revisione dei pari».

Non è chiaro nemmeno come l’autore trovi le corrispondenze statistiche nei suoi grafici.

«Che fa l’autore? – continua Butac – Ridefinisce a suo piacimento il concetto di pandemia (lo fa basare sulle morti in eccesso), piglia il grafico delle morti in eccesso, gli sovrappone quello delle vaccinazioni spostato di 21 settimane (con che criterio?) e sottolinea come combacino (in realtà no). Poi cerca di mostrare come le morti in eccesso siano calate con il calo delle vaccinazioni sbattendo lì una retta di trend che non segue il trend».

Due esempi di come nello studio in oggetto il dottor Sy forza correlazioni e trend inesistenti.

Il precedente articolo con la medesima narrazione

Lo stesso autore ha sostenuto la medesima tesi in un precedente articolo ancora online su ResearchGate (riportiamo la copia cache per precauzione), risalente al febbraio 2023. La pagina è stata poi aggiornata mostrando una pubblicazione da parte del Journal of Clinical & Experimental Immunology revisionata nel tempo record di appena cinque giorni. Quel che colpisce è la similitudine dell’impaginazione con la rivista sopra citata, che ha pubblicato il secondo articolo più recente. Anche i loghi si somigliano.

La versione precedente è stata inviata il 10 marzo 2023 e accettata il 15 marzo dello stesso anno.

Di questo precedente “studio” si occupò il 9 marzo 2023 la collega Kate Tan per AFP Australia, quando la prima versione preprint circolava su Twitter. Ma nel merito dei dati, i decessi correlati alla vaccinazione sono un numero irrisorio e basati su dei rapporti medici che non possono confermare con certezza un rapporto causale.

«L’Ufficio australiano di statistica ha registrato 15 decessi legati alla vaccinazione Covid quell’anno in un rapporto pubblicato nell’ottobre 2022 – riporta Tan -. Il numero è stato compilato utilizzando rapporti medici certificati e rapporti patologici dei coroner. Secondo il suo ultimo rapporto sulla sicurezza, un’analisi indipendente della Therapeutic Goods Administration australiana ha identificato 14 decessi legati al vaccino dal febbraio 2021. […] La Therapeutic Goods Administration afferma sul suo sito web che le morti causate dai immunizzazioni sono estremamente rare. “La maggior parte dei decessi che si verificano dopo l’immunizzazione non sono causati dal vaccino”, afferma. “In grandi popolazioni in cui viene somministrato un nuovo vaccino, ci sono persone con malattie di base che potrebbero morire a causa di queste malattie. Quando un vaccino viene somministrato a quella stessa gente, il legame tra il vaccino e la morte è solitamente casuale.” »

Basterebbe anche solo un confronto con quel che succedeva prima dell’introduzione massiccia dei immunizzazioni Covid.

«L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la Covid-19 una pandemia nel marzo 2020 – continua Tan -. Da allora il virus si è diffuso a livello globale e ha ucciso circa 6,87 milioni di persone, secondo i dati della Johns Hopkins University. L’Australia ha perseguito una strategia “zero-Covid” fino alla fine del 2021, il che significa che il numero dei casi è stato mantenuto relativamente basso fino a quel momento».

Gli esperimenti mentali contro la realtà

Torniamo al documento più recente. L’autore con la scusa di un Gedanken experiment (esperimento mentale) crea come premessa un argomento fantoccio, con cui fa combaciare l’eccesso di morti in Australia durante la pandemia di Covid-19 con un grafico delle vaccinazioni, senza farci capire come mai esclude che siano dovute alla malattia. Poi finisce per disquisire sulla presunta longevità della proteina Spike. Ma non si capisce come mai le Spike che usa SARS-CoV-2 dovrebbero essere meno pericolose, visto che il virus proliferando ne incrementa il numero. Va benissimo qualsiasi congettura, poi però andrebbe verificata; gli esperimenti mentali non bastano.

«La longevità delle proteine Spike si ottiene sinteticamente sostituendo uridina con pseudo uridina (N1-metilpseudouridina) – continua Sy -, perché è noto da tempo che l’mRNA modificato induce una mutazione risposta da parte dei recettori toll-like, migliorando così la sopravvivenza cellulare contro gli spazzini del sistema immunitario innato, come i macrofagi e prolungare la produzione delle proteine ​​spike».

Certamente si citano delle fonti, che sono appena 15, di cui quasi un terzo firmate dallo stesso Sy. A noi però fa specie che il passaggio sopra riportato abbia come reference un lavoro co-firmato da Katalin Karikò, Nobel per la medicina nel 2023 per aver realizzato delle importanti scoperte che hanno permesso lo sviluppo dei immunizzazioni a mRNA contro la Covid-19. Della sostituzione dell’uridina con la pseudo uridina avevamo trattato assieme all’esperto di genomica comparata dell’Università di Trieste, Marco Gerdol. Non c’è niente che possa confermare la narrazione di Sy.

«La storia delle pseudouridine (Ψ) è abbastanza semplice in realtà – spiegava Gerdol a Open, rispondendo a precedenti narrazioni No vax – la modifica della seguenza di mRNA con queste che sostituiscono le uridine (U) è il risultato di studi che sono iniziati più di dieci anni fa. Questa sostituzione (con un nucleotide modificato naturale, perché Ψ si trova normalmente negli RNA ribosomali e molti tRNA) la si introduce per fare in modo che l’RNA introdotto non venga riconosciuto da tutto quel sistema di attività enzimatiche, che portano alla degradazione di un RNA esogeno, normalmente attivate con un virus a RNA. «Il fatto che ci sia Ψ maschera l’RNA e lo rende meno attaccabile. La degradazione avviene più lentamente del normale e dall’altro lato aumenta l’efficacia con cui viene tradotto in proteina. Quindi produci più proteine».  

Semplificando molto un discorso che altrimenti richiederebbe articoli a parte (perdonate le imprecisioni): le Spike dei immunizzazioni Covid sono in numero talmente esiguo rispetto a quelle generate durante l’infezione vera e propria, che abbiamo dovuto dar loro un “aiutino” per evitare che venissero degradate prima di stimolare il sistema immunitario.

Conclusioni

Come abbiamo visto l’economista Wikson Sy è già almeno al secondo tentativo di screditare i immunizzazioni Covid, sostenendo che sarebbero collegati a un eccesso di morti in Australia. In entrambi i casi non è riuscito nell’impresa. Il suo lavoro è infatti un insieme di congetture e grafici correlativi, senza alcun reale fondamento.

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Scritto da Juanne Pili perwww.open.online il 2024-05-14 10:58:01 ,

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